Natura&storia 


Funtana Meiga

Il suo nome proviene dal sardo e significa "Fontana" o "Sorgente d´acqua" "medicinale" o "miracolosa".
Con tutta probabilità, anche se il villaggio attuale è relativamente recente, ospitò nell'antichità classica, una sorgente d´acqua termale molto apprezzata, a tal punto da conservarne il nome fino ai giorni nostri.
Esisteva già, secondo gli ultimi ritrovamenti, all'epoca degli antichi coloni fenici e prima di loro, ai tempi delle popolazioni autoctone dell´isola, una sorgente di acque curative dedicata ai geni ancestrali protettori della salute, dove persone di tutti i villaggi venivano a offrire sacrifici e doni in cambio di salute.
Questa fonte o sorgente, si è conservata fino ai nostri giorni, sommersa dal mare a circa 10 metri scarsi dalla riva, nel luogo dove prima era presente una villa romana del I secolo a.C..
Praticamente tutto il litorale di Funtana Meiga è caratterizzato da acque poco profonde, con spiagge di sabbia molto fine, combinate con frammenti di conchiglie marine e grannelli di quarzo bianco portati dalle correnti, spiagge come Is Arutas o Mari Ermi a poca distanza da Funtana Meiga.
La spiaggia del villaggio poco profonda, con una sabbia chiara finissima e un'acqua molto limpida e trasparente, con riflessi che vanno dal verde smeraldo fino all´azzurro turchese, le spiagge sono prive di alghe morte di posidonia, per via delle correnti che le trascinano al largo.

Fonte: Wikipedia

Capo San Marco


Partendo dal villaggio di San Giovanni di Sinis, dopo una zona dedicata al parcheggio delle auto e alle baracche della ristorazione, si trovano le note rovine della città fenicia di Tharros. Nella zona del parcheggio, nel 2008, era ancora visibile l'ultima capanna dei pescatori fatta di canne ancora tenuta in piedi. Originariamente, le capanne erano molte di più, ma il villaggio si è trasformato in muratura nel corso del secolo scorso.
Proseguendo a piedi (o nei mesi estivi, con un trenino turistico), si passa davanti alla torre e alla necropoli fenicia, e dopo una ripida salita, attraversando una zona di macchia mediterranea o meglio Oleo-Ceratonion costiera, si giunge al faro.
La maggior parte dei visitatori si fermano appena prima o appena dopo la torre, dove due ampie spiagge accolgono turisti e bagnanti, tra rovine romane, cocci secolari e gigli di mare.
L'area è attualmente un museo all'aria aperta e gli scavi vanno avanti portando alla luce maggiori notizie sul passato di questa città. Ciò che è possibile vedere risale soprattutto al periodo della dominazione romana o della prima cristianità. Tra le strutture più interessanti vi sono il tophet, le terme, le fondamenta del tempio e una parte dell'area con case e botteghe artigiane.
La maggior parte dei manufatti ritrovati durante gli scavi sono visibili presso:
Fonte: Wikipedia

Is Arutas e le spiagge dell'Area Marina Protetta

La spiaggia Is Arutas ha giustamente fama di insolita bellezza. È forse la spiaggia più nota della costa del Sinis di Cabras e dell’Area Marina Protetta, delimitata a nord da Punta Su Bardoni e a sud da Punta Is Arutas, entrambe di roccia arenaria. Si inserisce in un tratto di costa basso e sabbioso ed è lunga diversi chilometri. Gli accessi al mare sono quindi numerosi ed il litorale è abbagliante perchè privo di vegetazione. La spiaggia presenta una sabbia molto particolare, composta da granellini di quarzo con sfumature di colori tra il verde, il rosa ed il bianco. Il mare su cui si affaccia è trasparente, assume colori tra il verde intenso e l'azzurro e presenta un fondale piuttosto profondo fin dalla riva.
 Nelle acque dell'area marina protetta è possibile praticare le immersioni, sia di superficie che profonde, seguendo diversi percorsi attraverso la variabilità dell'ambiente subacquee di questo tratto di costa. con le dovute cautele sono visitabili anche alcuni relitti [1] [2] [3]

Fonte: Qspiagge


Isola di Malu Entu


L'isola di Malu Entu è una perla di inestimabile bellezza al largo della Penisola del Sinis. Totalmente disabitatata, originariamente era “Malu Entu”. Il suo nome oggi è Mal di Ventre, il quale deriva da una cattiva traduzione e/o interpretazione di Malu Entu che, infatti, tradotto dalla lingua sarda è "Cattivo Vento". Tale nome fu attribuito all'Isola a causa dei forti ed assidui venti, in particolar modo quelli provenienti da Nord-Ovest, il quale rende spesso difficile e pericolosa la navigazione nelle sue vicinanze. Nonostante ciò alcuni ruderi come i resti di un Nuraghe ed alcune muraglie, insieme all'attuale presenza di pozze naturali impiegate per la raccolta della acque, dimostrano che l’Isola conseguì lunghi periodi in cui fu stabilmente popolata.

Fonte Maluentu

Aree archeologiche della provincia di Oristano - Contatti

Abbasanta, area del Losa




San Vero Milis, area di S'Urachi
 

Paulilatino, area di Santa Cristina
Suni, area del Seneghe



La Sartiglia

La Sartiglia è presente ad Oristano dalla metà del XIII secolo. È probabile che molti giudici e donzelli del Giudicato di Arborea, educati alla Corte Aragonese (dove era praticato l'esercizio all'anello) una volta saliti al trono giudicale abbiano introdotto in città la Sortija o Sartilla spagnola. La gara subì molte evoluzioni e fu conservata con alcune varianti. Col passare del tempo e con l'introduzione della polvere da sparo, la lancia cadde in disuso e le giostre equestri vennero usate solo come esercizio per le reclute della cavalleria. Nel corso dei secoli la pratica della Sartiglia si mantenne viva dapprima come manifestazione delle classi nobiliari, poi borghesi coinvolgendo infine strati sociali prima esclusi, diventando in tal modo un'espressione di vita, di costumi e di cultura popolari.Il vocabolo Sartiglia o Sartilla (come si diceva un tempo a Oristano) deriverebbe dal castigliano Sortija, che a sua volta ha origine dal latino sorticola, anello, diminutivo di sors, fortuna. Nel significato si coglie il senso della gara che è sì una corsa all'anello, alla stella, ma anche una festa legata alla sorte. Un evento nel quale è facile rintracciare reminiscenze di antichi riti agrari attraverso i quali i popoli intendevano garantirsi la fertilità della terra e l'abbondanza del raccolto.

Fonte: Wikipedia